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lunedì 29 agosto 2022 |
Pubblichiamo la lettera di una collega perché tutti devono sapere i sacrifici che il personale della scuola ha fatto e sta facendo senza ricevere dalla classe politica e dal paese intero il giusto e meritato riconoscimento.
Chiediamo un impegno scritto alle forze politiche per la definitiva soluzione del problema del precariato della scuola.
La politica, e non la magistratura, deve risolvere una situazione che da troppo tempo grida vergogna per l’intero paese.
Milano, 29 agosto 2022
Segreteria Nazionale Anpas
Carissimi,
sono una docente della scuola primaria, con la presente lettera vorrei portare all’attenzione dei “ nostri politicanti” la condizione dei diplomati magistrali assunti in ruolo con riserva, anno di prova superato e licenziati. Ho alle spalle 12 anni di insegnamento, svolti presso scuole pubbliche paritarie, ultima della quale mi sono licenziata con un contratto indeterminato per accettare la nomina in ruolo, avvenuta quando ancora l’orientamento giuridico era favorevole ai ricorrenti, viste le sentenze definitive relative alla posizione dei circa 10.000 colleghi coinvolti ed inseriti a pieno titolo. All’inizio dell’anno scolastico (2018/2019) ho finalmente ricevuto una chiamata in ruolo con “RISERVA”, alla quale ho dato la mia disponibilità, dove ho portato al termine l’anno di prova, nel quale sono stata quotidianamente osservata, formata e valutata da una commissione rappresentante il MIUR; ed ho dovuto lasciare i miei tre figli e i miei affetti per lavorare onestamente, a centinaia di chilometri di distanza (regione Toscana), per assicurare un futuro migliore proprio ai miei cari. Per avvicinarmi alla mia famiglia che vive in provincia di Napoli, ho chiesto il passaggio di cattedra su un’altra classe di concorso, il quale l’ho ottenuto l’a.s. 2020/2021 (dalla primaria all’infanzia), non nella mia regione, ma nel Lazio dove ho superato un altro anno di prova (il secondo anno di prova, con una nuova classe di concorso). Per raggiungere il mio plesso e i “miei piccoli bambini” mi alzavo tutti i giorni alle 4.00 del mattino per prendere il treno Napoli/Latina che partiva alle 5.00 puntuale ed un ritorno notturno, in un periodo storico così difficile correlato alla pandemia, io stessa colpita; cercando sempre di svolgere il mio lavoro con la dovuta professionalità, ma soprattutto con umiltà e tanta umanità. Insomma faccio il mio dovere con molta scrupolosità e di contro ho sempre goduto della stima dei responsabili della scuola e dei genitori dei bambini. Ebbene, dopo quattro anni di prestato servizio alle dipendenze dello Stato con titolo legale e non uno, ma due anni di prova superati, quest’anno ho avuto la trasformazione del contratto da Tempo indeterminato a Tempo DETERMINATO. Lo Stato investe su un suo dipendente, lo forma durante l’anno di prova per poi metterlo alla porta! “Vorrei ricordare che prima dell’attivazione dei corsi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, l’unico titolo abilitante alla professione d’insegnante era quello rilasciato dalle Scuole e dagli Istituti Magistrali. Titolo che in base al DPR firmato a Roma da Luigi Scalfaro in data 23 luglio 1998 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 settembre dello stesso anno, conserva in via permanente il valore legale e abilitante all’insegnamento nella Scuola Primaria". In questo periodo di elezioni politiche, i vari partiti parlano di scuola, di trovare soluzioni per risolvere il precariato ed io chiedo loro, com’è possibile uno Stato che licenzia? Scrivo questa lettera affinché qualcuno ci aiuti a dar voce alla nostra categoria, alla mia disperata richiesta di tutelare il nostro lavoro ed il nostro ruolo che ci spetta di diritto, è doveroso restituire dignità e valore, auspicando che vi sia una soluzione definitiva con una “LEGGE SPECIFICA e MERITOCRATICA”.
Maestra Maddalena.
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